[BLOGTOUR] Blogtour: Van Helsing di Natascia Luchetti

Ecco giunta l’ora della sesta tappa del Blogtour di Van Helsing

Salve a tutti!

Oggi torno tra voi per la sesta tappa del Blogtour del romanzo “Van Helsing. Blood Never Lies” di Natascia Luchetti edito da Delrai Edizioni.

Calendario Blogtour di Van Helsing

Copertina del romanzo "Van Helsing" di Natascia LuchettiLa vera storia dell’uomo che ha trasformato la sua vita in leggenda, la cui stessa esistenza era un’arma contro le Bestie: Abraham Van Helsing. L’essere umano deve conoscere il mondo per poterlo capire appieno ed è ciò che pensa il giovane Van Helsing nell’approcciarsi all’università e al suo futuro da medico, ma l’oscurità lo attende e non gli lascia tregua, incamminandolo per la via a lui destinata. È nelle ombre più fitte che l’incubo ha inizio, una verità inspiegabile da Abraham considerata inconcepibile: esiste il Male, esiste il Bene. Ogni tipo di creatura sovrannaturale vive tra gli uomini, con loro, e questi non ne hanno coscienza. Continuano le loro vite, schiavi della superstizione e dell’ignoranza. È impossibile concepire un futuro senza l’abisso delle tenebre e la lotta per la sopravvivenza ha inizio, perché chi uccide il male, assorbe il male. A condurre il braccio del cacciatore una sola verità, che domina persino il suo cuore: il sangue non mente mai.

Dalla penna gotica di Natascia Luchetti, una nuova sfida per riportare in vita una personalità dalle tinte complesse e dal forte senso di giustizia. Dopo Dracula, Love Never Dies, e Il battesimo di sangue, omaggio al più grande essere sovrannaturale mai esistito, Van Helsing, Blood Never Lies, ci introduce alla verità della Luce.

Ed ora ecco i dati tecnici del romanzo:

Copertina del romanzo "Van Helsing" di Natascia LuchettiCopertina flessibile: 368 pagine

Editore: Delrai Edizioni (1 ottobre 2018)

Collana: Delrai Edizioni

Lingua: Italiano

ISBN-10: 8899960461

ISBN-13: 978-8899960469

 

Blogtour Van Helsing Tappa numero 6

Il Diavolo e il Cacciatore

Lettera di A. ad Abraham Van Helsing

Helsingfors, 20 dicembre 1862

Caro Abraham,

Non avrei mai pensato di riuscire a trovare il coraggio di scrivervi.

È passato molto tempo da quando ci siamo incontrati a casa di Annareta Stevens, mia “madre”. Non vi ho mai ringraziato per tutto l’aiuto che mi avete dato quando eravamo a Londra e non penso che avrò occasione di rivedervi.

Ho saputo che avete fatto molta strada nelle ombre e che siete diventato un “Cacciatore” non Cavaliere. Mi piace pensare che lo abbiate fatto in mio onore, che abbiate assunto il mio appellativo. Non ne sono mai andato fiero, ma ora che voi lo avete tramandato, inizio a vederlo sotto una luce diversa.

Pensavo che fosse sbagliato, che il mio compito fosse il retaggio di una natura maledetta. Forse è ancora così, ma la via è meno buia se si percorre con qualcun altro, per quanto sia lontano.

I Cavalieri sono intenti a proteggere l’umanità, mentre i Cacciatori, sono assassini di malvagità, insaziabili bestie sguinzagliate contro chiunque non sia umano.

Spero che voi conosciate bene la differenza, prima di ammantarvi del mio nome.

Perché io sono nato maledetto, ve l’ho già detto.

Io sono il figlio del Diavolo, l’Abaddon.

Alcuni studiosi dei testi dell’Antico Testamento, identificano il termine Abaddon con un luogo di patimento al quale sono relegate le anime dei maledetti.

La realtà è diversa.

Esiste questo luogo, è vero, ma i patimenti di quegli spiriti sono destinati alla mia discrezione. Sono un demone, ma voi lo sapevate già. Un demone con un cuore umano.

Mia madre era un essere umano, infatti. Peccato che fosse ancora più malvagia di un Angelo Caduto. Sapete non ho mai voluto parlarvi di lei, perché non volevo apparire patetico, ma ho intenzione di farlo in questa sede.

Non so se avete mai sentito parlare della leggenda norrena di Aleksim, il flagello del nord, considerato per qualcuno il figlio di Morrigan, la grande regina. Devo dire che chi l’ha tramandata ha un po’ esagerato, legando il noma della donna che mi ha dato alla luce a una leggenda antica e gloriosa come quella della Morrigan. Mia madre si chiamava Hilde, una superstite scampata allo sterminio di vichinghi operato dai cristiani svedesi e dell’Europa meridionale, avvenuto nel Tredicesimo secolo.

Era un’orfana scampata alle razzie dei Crociati arrivati ad Espoo che, assieme alla sorella gemella, era riuscita a scappare nel bosco fuori dalle mura del paese.

Lì vennero accolte da una donna straniera, una guaritrice, una fattucchiera che faceva incetta di orfani smarriti. Il motivo era semplice. I bambini che nessuno avrebbe cercato servivano per essere sacrificati sull’altare del sacrificio a un demonio che spero non incontrereste mai. Così la strega avrebbe vissuto in eterno e sarebbe diventata più potente.

So che vi sembra strano e raccapricciante che una donna possa compiere un simile abominio a bambini che potrebbero essere i suoi figli, ma è realtà. Una realtà che sicuramente riscontrerete nei vostri viaggi.

Mia madre, tuttavia, già scaltra e senza scrupoli, raggirò la strega e lusingò il demone per ottenere i suoi favori.

Come lo fece se era solo una bambina? Vi starete chiedendo.

Accettò di sacrificare la sua stessa sorella, per ottenere il potere di uccidere la strega e prendere il suo posto.

E quando lo fece, divenne una delle creature più mostruose di questo mondo, tuttavia il suo tributo al maligno non fu pagato in vite di infanti. Decise di offrire il suo ventre al Male, incarnato in un nobiluomo svedese, in modo da far nascere un abominio.

E venni alla luce con un aspetto umano e un’anima di mostro. Non me ne rendevo conto, non credevo di essere diverso dagli altri bambini che vedevo oltre il fitto del bosco dove vivevamo. Non avevo mai parlato con nessuno di loro. Mi limitavo a osservarli e fingere di essere lì a ridere in loro compagnia. Non avevo il permesso di lasciare la mia casa e l’unica compagnia che avevo era quella di mia madre che spesso metteva alla prova la resistenza del mio corpo. Bruciava la mia pelle con l’oro, mi avvelenava, mi procurava ferite profonde soltanto per vedere in quanto tempo la mia carne rigenerasse.

Pensavo che fosse dovuto, che fosse importante per lei, ma dopo diverso tempo, capii che il suo era sadismo, puro e semplice.

Ma mi bastava.

Era già qualcosa. Anche il fatto che provasse schifo o odio per me, mi bastava. Volevo solo esistere per qualcuno.

Ero un bambino patetico, amico mio. Un piccolo idiota che voleva soltanto essere amato.

Ma una donna mi salvò da quell’inferno. Una donna di cui conoscevo soltanto l’appellativo: Enkeli, Angelo nella mia lingua. Il suo viso è scolpito nella memoria e lo considero quello della mia vera madre. Lei mi strappò dalle braccia di Hilde, mi portò lontano, nel calore della sua casa, dove conobbi la sua famiglia che presto divenne la mia. Mi ritrovai con dei fratelli con cui giocare, persone che non avevano paura di me nonostante ciò che fossi. Non vedevano la mia anima nera e io mi sentivo come se essa non esistesse più.

Vissi diversi anni felice e sereno. Il mio corpo crebbe, divenne quello di un uomo e iniziarono a interessarmi le ragazze.

Mi innamorai di una di loro, ma quando stavo per sposarla, il Male mi trovò, ci trovò tutti.

I miei fratelli e mio padre morirono, lasciando Enkeli sola e ferita. La mia futura sposa non sopravvisse, il mio corpo originario fu sigillato e io iniziai a vagare di morituro in morituro, per poter cercare la sua anima smarrita.

Sapete, Abraham? Le anime degli amanti non possono trovare pace se uno dei due muore prima dell’altro. Il suo spirito rimane a vagare su questa terra, perché non può passare oltre e, anche se ci vorrà un numero sterminato di vite diverse, riuscirà a tornare al luogo a cui appartiene.

Non so cosa ne pensate voi, ma l’amore è una delle ossessioni dell’uomo, alla quale esso non rinuncia nemmeno per la liberazione della luce di Dio.

L’amore è come il destino, amico mio. Ti trova sempre, ti cambia e ti sconvolge, finché non lo accetti. È come la mia maledizione.

L’Abaddon deve divorare le anime degli empi, è il suo ruolo.

L’Abaddon non può fermarsi o avere pietà. Deve continuare a uccidere per sé stesso, per un disegno più grande che mi è sconosciuto.

Ho dovuto fare i patti con la mia natura e accettarla, quindi, ma non ho voluto essere relegato all’inferno al quale appartengo. Mi sono ribellato, decidendo di mettere al servizio di voi uomini tutto il potere che possiedo, perché ho bisogno di voi per sentirmi umano, vivo, libero.

È l’unico modo per sopportarlo.

Anche se la mia scelta è egoista. Voi, come molti altri che mi sono stati vicini nel corso dei secoli, siete stato contagiato dalla mia maledizione. E credo che il vostro destino non vi avrebbe trovato se io non fossi stato così tanto tempo al vostro fianco. Avrei dovuto avvertirvi, ma non riesco a pentirmi di essermi legato a voi.

Sono stato felice e, credetemi, la felicità ha un immenso valore anche per quelli come me.

Non metterò un mittente sulla busta di questa missiva, non vi permetterò di cercarmi, anche se temo che non ne sentirete la voglia. Anzi, forse, visto la strada che avete abbracciato, sicuramente vorrete sradicare anche il male che io rappresento. I Cacciatori sono questo. Io stesso sono questo.  

Sin da quando esisto, io vado avanti nutrendomi di vite corrotte. Vampiri, mannari, streghe, tutti loro sono il cibo necessario ad affrontare l’eternità, mi rendono forte e danno anni di vita al mio corpo provvisorio. Divoro di continuo, perché non sono mai sazio e temo che questo sia diventato parte anche del vostro essere.

Non vi nutrirete di vite, quello è certo, ma sono sicuro che veder scorrere il sangue degli empi sulla vostra lama sia diventata una sorta di droga per il vostro ego. E questo vi ha costretto ad abbracciare una vita solitaria, come se foste in un eremo, nonostante attorno a voi ci siano centinaia di persone, dominata dalla sete di morte che spesso si confonde con quella di giustizia. È un dramma il nostro, perché non siamo altro che la corrotta lama della falce di Dio. I soldati che devono cercare di mantenere stabile l’equilibrio senza onori, senza gloria. Non ci sarà mai una vittoria per la luce né una per le ombre, perché tutto l’universo si basa su un dualismo ingiusto dove non esiste il concetto di pace. Da sempre Bene e Male sono in conflitto e sembra che ai piani alti vada bene così.

Mi sono quindi interrogato più volte sulla bontà di Dio che permette tutto questo e ho capito che c’è un motivo.

Se non ci fosse il dolore, l’oscurità e la paura, non si darebbe nessun valore alle cose positive, come la libertà, la serenità, la gioia.

Il Male è funzionale alla perfezione del Suo creato e, anche se può spiazzare, è una scelta più che logica. Chissà che persone saremmo stati senza i tagli e le croci sul cuore, amico mio.

Ma ora mi sorge una domanda, alla quale vorrei tanto che mi deste una risposta.

Io non ho scelto il mio destino.

Voi sì.

Vorrei tanto sapere perché portare questo fardello quando non era scritto sul vostro destino.

Per vendetta? Per paura o semplicemente perché il dolore vi ha reso una bestia ancora più terribile di quanto non lo sia io?

Ho paura che siamo diventati figli del Diavolo, entrambi, ma spero che la vostra umanità, così calda e brillante, non ne sia uscita lesa, amico mio e che in fondo, voi riusciate ancora a vedere la pallida luce che indica la strada per la serenità e un minimo di pace.

Non vi dimenticherò, né vi abbandonerò.

In qualche parte del mondo ci incontreremo di nuovo.

Nell’attesa che arrivi quel momento, vi lascio con un consiglio.

Non perdete mai di vista l’umanità che si trova anche dietro lo sguardo più buio. Non alzate la lama su chi soffre, perché anche se vi sembra ostile, vi sta solo gridando aiuto. Tenete gli occhi aperti sull’ombra, amico mio, ma non accoglietela dentro di voi, dando giudizi affrettati o sprecando i vostri giorni a giudicare voi stesso.

Con immenso affetto.

A.

Grazie infinite a tutte e tutti voi per la pazienza e l’attenzione e arrivederci alla prossima occasione!

Buon sabato, buon fine settimana e, come sempre, Buona lettura!

Con simpatia! 🙂

Copertina del romanzo "Van Helsing" di Natascia Luchetti

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